Chissà se tra voi qualcuno si interessa all'archeologia industriale! Effettivamente si tratta di un argomento particolare. So per certo, però, che a tantissime persone piace fare lunghe camminate, quindi scrivo di qualcosa che unisce le due attività: camminare nella natura alla ricerca delle tracce dell'industria del cemento in Monferrato.
Casale dalla fine dell'Ottocento agli anni Settanta del Novecento fu la capitale indiscussa per la produzione di questo materiale in Italia, grazie alla presenza nelle colline circostanti della marna, un tipo di pietra calcarea ideale per quel prodotto. Per chiarezza è meglio spendere un paio di parole sul cemento che è definito un legante creato cuocendo in forni industriali materiali naturali come pietre calcaree, appunto. Dalla cottura clinker che viene macinato assieme a piccole quantità di gesso ed altri materiali inerti e da qui, come per le torte, a seconda della quantità dei vari ingredienti miscelati, si possono ottenere malte o calcestruzzi.
Nel 1876 la Società Anonima Fabbrica di Calce e Cementi di Casale per prima in Italia mise a punto la produzione industriale di cemento Portland. Questo, conosciuto anche come "cemento idraulico", ha la proprietà di far presa e indurirsi in presenza dell'acqua, con cui reagisce chimicamente e forma un materiale con eccellenti proprietà leganti. Si chiama Portland dal nome di una pietra calcarea dell'Inghilterra meridionale dove venne sperimentato questo cemento.
Se il Monferrato casalese diventò la capitale del cemento italiano, lo si deve all'ottima qualità della pietra calcarea locale: la marna. Questa veniva estratta dalle cave di Coniolo, Quarti di Pontestura, Vialarda, Rolasco, San Giorgio, Brusaschetto, Camino, Verrua Savoia...
La marna estratta poi doveva essere trasferita in pianura dove era lavorata negli impianti industriali, ad esempio a Morano Po. Esistono nei dintorni di Casale molte tracce di vecchi stabilimenti e infrastrutture in disuso ormai obsolete, ma che sono affascinanti e interessanti per capire la storia del Monferrato e del Piemonte.
Passeggiando lungo il Po nella zona di Rolasco ho seguito uno dei tanti percorsi segnalati. Ho trovato tracce di un vecchio attracco per le chiatte che trasportavano il materiale grezzo dalla collina a Morano attraversando il fiume e i piloni di una della molte teleferiche.
Ho anche saputo di un "vecchio paese di Coniolo", abbandonato negli anni Venti del Novecento a causa dei crolli dovuti alla cave, paese ricostruito poi più a monte. Ruderi di Coniolo vecchio sono da cercare camminando nel bosco, dove qua e là resistono le soglie di alcune case.
Con il sempre maggior utilizzo del cemento per la costruzione di edifici, scale, pali, strade, ponti, dighe, gallerie, la produzione venne incrementata sempre più e la storia del cemento a Casale divenne un'epopea.
Il MiCeM, il Museo dei Minatori delle Miniere del Cemento del Monferrato Casalese ad Ozzano, in località Lavello, grazie alle associazioni che lo sostengono, lavora nell'intento di far conoscere e salvaguardare il patrimonio culturale dell'industria dei leganti che nel secolo scorso hanno influito sull'aspetto socio-economico di Casale, nel tentativo di valorizzare soprattutto la figura del cavatore, vero protagonista del lavoro in miniera.
Nella struttura sono raccolti tanti oggetti corredati di spiegazioni precise e dettagliate.
Accompagnata dai volontari del museo ho percorso tre chilometri e più lungo le strade dei vecchi stabilimenti e delle miniere. Un giovanotto di novant'anni, Luigi, che nella sua vita è sempre stato a stretto contatto con questo mondo facendo il minatore e poi l'operaio, mi ha raccontato storie interessanti e aneddoti commoventi.
Sono molti i siti in collina e in città che offrono la possibilità di conoscere questa lunga storia piemontese. A Casale, nel piazzale di fronte alla sede della Buzzi Unicem, si può passeggiare tra i vecchi macchinari ed insegne d'epoca.
E' chiamato "Parco Tecnologico" perché i macchinari, rimasti per molto tempo abbandonati negli stabilimenti, sono collocati in un giardino pubblico ampio e ben curato con cartelli esplicativi. Restaurati e trattati con vernici protettive, testimoniano la storia del lavoro, finalmente liberi di riposare all'aria aperta, come dovrebbe essere per ogni pensionato!
Ci sono per esempio piccoli locomotori per il trasporto della marna datati dalla fine dell'Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento, mulini di macinazione, altri congegni rotanti che non mi addentro a spiegare ed un bellissimo dipinto murale che celebra l'azienda.
Sempre in città è in restauro il grande "paraboloide" Buzzi, ex deposito di stoccaggio del clinker, importante testimonianza di archeologia industriale in cemento armato degli anni Trenta.
Interessante è anche la "Furnasetta" la piccola antica fornace in viale Ottavio Marchino. Sfido poi chi passeggia per la città a scovare inconsueti utilizzi del cemento, impiegato spesso con funzioni inaspettate!
La produzione del cemento a Casale non è un capitolo chiuso: la Buzzi Unicem è una fiorente multinazionale e rappresenta ancora un orgoglio dell'imprenditoria monferrina.